Scaffali vuoti ?
Un paio di giorni fa ho trovato due articoli che parlavano di biblioteche senza libri.
Il primo articolo, sul mensile italiano di cronaca ed attualità, Controluce dello scorso 8 dicembre, informa della creazione dei Punti di prestito in piccoli comuni da parte del Consorzio per il Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani (CSBCR).
Questi Punti di prestito sono una novità che ha per finalità nobilissima
"la diffusione della lettura, in una maniera efficace e con costi limitati allontanando un problema scoglioso come l'imbarbarimento della cultura oggi preponderante e pericoloso per le generazioni future"
e che consiste nel sistemare in punti strategici, cioè in zona centro paese, facilmente raggiungibile), un OPAC, vetrine tematiche e presenza di personale referente.
Ecco uno di questi Punti di prestito:
Il singolare accordo tra il Consorzio SBCR e la ditta "Arte&Stile'" Parrucchieri di Lanuvio è il primo esempio, nei nostri luoghi, di "biblioteca diffusa": una tipologia nuova di servizio bibliotecario, pensato e allestito in un luogo frequentato per altri scopi, in tal caso grazie alla nascita di una collaborazione tra biblioteche ed esercizi commerciali, e per il futuro con alte potenzialità di aprirsi ai partners più vari. Una vetrina periodica viene allestita all'interno dell'esercizio, offrendo libri ed altro materiale con le stesse modalità in cui ciò avviene nello spazio di 'reference' della biblioteca pubblica tradizionale. Come in biblioteca, i libri possono essere presi in prestito e restituiti entro 30 giorni. Per chi ha la tessera c'è anche la possibilità di restituire presso il negozio libri presi in prestito in una qualsiasi delle biblioteche del Consorzio SBCR.
IL secondo articolo l'ho trovato invece sul New York Times, nella rubrica Opinion, nella Room for Debate, dove si parla di biblioteche senza libri in ben altro modo.
Il tema dibattuto infatti è Do School Libraries Need Books?
Le biblioteche scolastiche necessitano di libri?
Ne traduco qui l'introduzione:
Aggiornare le biblioteche scolastiche tradizionali è costoso, con la costante necessità di acquisire nuovi libri e di trovare lo spazio per l'immagazzinamento. Per di più, oltre a questo problema, gli studenti circolano tra le pile di libri sempre meno, e trovano molto più efficace lavorare on-line. Una scuola,
la Cushing Academy, ha fatto notizia lo scorso autunno, quando ha annunciato che avrebbe dato via la maggior parte dei suoi 20.000 volumi e avrebbe trasformato la sua biblioteca in un centro digitale.
Le scuole hanno bisogno di mantenere le biblioteche tradizionali? Quali sono le conseguenze educative di avere studenti che leggono meno sulla pagina stampata e più sul web?
Non riporto le argomentazioni dei vari esperti, accademici e professori, a favore o contro l'iniziativa della Cushing Academy, che sta diventando un modello da seguire in tante scuole che subiscono la Crisi: l'inglese con cui vengono espresse le opinioni non è molto "accademico", anzi, è abbastanza comprensibile, come anche quello dei lettori che commentano, (in maggioranza contrari e arrabbiati!).
Nello scenario di questa realtà americana, emerge però anche qui un aspetto comune alla realtà italiana descritta sopra: dove non si trovano e non si sfogliano più libri ma si selezionano e salvano solo links e files, la presenza di un servizio bibliotecario di reference è decisamente ancora più importante e perciò deve venire potenziato notevolmente con un aumento considerevole di personale qualificato.
L'idea di togliere di mezzo il fondo cartaceo si sincronizza sull'espansione degli e-books: i nuovi e-readers (Kindle, Nook, IPad) aiuteranno a togliere di mezzo la carta stampata con la promessa di rendere comunque accessibili i suoi contenuti.
In verità c'è chi ha già pensato ai nostalgici del libro-feticcio ed ha inventato il profumo di libro da spruzzare senza problemi sul proprio e-reader, per provare ancora le vecchie sensazioni del bel tempo che fu: quella del piacere di aver comprato un libro bello nuovo di zecca, con quell'odore di stampa fresca, oppure quella invece di leggere invece un vecchio libro dell'indimenticabile collana Medusa, a casa della zia Bettina, accoccolati su quella vecchia poltrona che sentiva un po' di pipì del suo Marameo.
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